Lugano

L'ex Ospedale Civico di Lugano, un progetto di inizio Novecento di Giuseppe Ferla
Il cantiere della nuova biblioteca universitaria nell'ex edificio Rezzonico
Lo scavo per l'aula magna ipogea progettata da Aurelio Galfetti

L’edificio dell’ex Ospedale Civico di Lugano, costruito nel 1909 su un progetto dell’architetto Giuseppe Ferla in sostituzione dell’antico Ospedale di Santa Maria nel centro storico (demolito nel 1911), era stato dismesso nel 1980 e riammodernato alla fine del decennio al termine di un lungo e tormentato iter amministrativo. Incertezze circa la possibile destinazione e un importante superamento del preventivo di spesa iniziale (da 5 a 8 milioni di franchi) lo aveva reso una sorta di “pecora nera” della gestione immobiliare del Città. Un possibile utilizzo didattico era stato preso inconsiderazione, ad esempio per ospitarvi la nuova sezione di informatica della Scuola Tecnica Superiore di Trevano-Manno (poi SUPSI), ma la destinazione principale avrebbe dovuto essere quella di un edificio multifunzionale aperto a iniziative pubbliche e private (una biblioteca comunale, spazi aggregativi per le associazioni, aule per corsi di lingue e per la formazione continua e degli anziani). Il rilancio della questione universitaria nella primavera del 1990 rimise lo stabile, nel frattempo ribattezzato “Centrocivico”, nel cuore del dibattito e furono in molti almeno a livello comunale (Bignasca e Giudici) a ritenerlo il più adatto alla nuova università, cantonale o comunale che fosse. La vera consacrazione simbolica si ebbe con la sua elezione a copertina del volume Una vera università nella Svizzera italiana, curato da Alessio Petralli e Stefano Vassere per le Edizioni Nuova Critica nel maggio del 1993, ma la strada si sarebbe rivelata ancora lunga. Negli scenari ipotizzati da Mario Botta nel novembre di quello stesso anno infatti (cfr. Accademia Ticino Architettura, parte III, Analisi delle possibili ubicazioni), il comparto avrebbe potuto essere utilizzato in due modi diversi: intervenendo sull’edificio principale, oppure ampliando con dei prolungamenti sui lati il vicino edificio Riziero Rezzonico di Corso Elvezia 36, che già ospitava l’Istituto Dalle Molle. Si ventilò inoltre l’ipotesi di ospitare al “Centrocivico”, compatibilmente con le esigenze delle due facoltà luganesi, anche l’Accademia di Architettura nei suoi primi due anni di attività, se i cantieri a Mendrisio non fossero stati conclusi per tempo.

 

 

Fase uno (1995-96)
La decisione della Città di Lugano di creare due facoltà comunali autonome dal progetto cantonale aveva di fatto già tagliato la testa al toro nella primavera del 1993, destinando il comparto, o gran parte di esso, a Scienze economiche e Scienze della comunicazione, la cui gestione anche immobiliare fu affidata alla neonata Fondazione per le Facoltà di Lugano. Lavori di ammodernamento per 2.3 milioni di franchi ebbero luogo a partire dalla primavera del 1996 e dal 1. settembre di quell’anno la segreteria generale trovò spazio nell’edificio ex Rezzonico (soltanto nel 2001 sarebbe passata in Via Lambertenghi).

 

Fase due (1998-2001)
Una seconda tappa era stata prevista per il 1998 e avrebbe dovuto interessare l’edificio ex Emodialisi, sul lato nord del comparto, con un costo preventivato di circa 3 milioni di franchi. La notizia, nel gennaio del 1998, di una cospicua donazione privata (Daccò) scompigliò però le carte e permise all’università di ipotizzare un progetto molto più ambizioso. L’autorizzazione del Consiglio Comunale è del 24 marzo 1998 e il concorso di progettazione, gestito da Aurelio Galfetti e indirizzato soltanto ad architetti under 40, fu reso pubblico il 5 giugno seguente. Il responso della giuria, datato 25 agosto, andò in favore dei progetti Christen, Giraudi, Tognola e Martini. Il cantiere si protrasse per due anni, dall’autunno del 1999 all’autunno del 2001, durante i quali furono costruite un’Aula Magna ipogea (disegnata dallo stesso Galfetti in collaborazione con Jachen Koenz), un edificio per la Facoltà di Teologia (arch. Michele Christen), un parcheggio sotterraneo, un laboratorio (Sandra Giraudi e Felix Wettstein), un nuovo corpo di aule (Lorenzo Martini e Donatella Fioretti) e la sede definitiva della Biblioteca nel rinnovato edificio ex Riziero Rezzonico (Michele Tognola). La capienza passò dai 600 studenti del 1996 a oltre un migliaio. Il costo complessivo di 42 milioni di franchi, su un preventivo iniziale di 40, fu coperto in parte dalla donazione Daccò (17 milioni) e in parte da sussidi federali (13), cantonali (6), comunali (2,5) e da fondi propri (3,5). Una destinazione esclusiva della donazione Daccò alla sola Facoltà di Teologia, come si ipotizzò a posteriori, non avrebbe permesso l’attivazione del meccanismo dei sussidi federali, essendo la facoltà diocesana non riconosciuta all’epoca tra gli istituti universitari svizzeri.

 

Fase tre (2005-06)
Il Campus Ovest fu completato con una terza fase, in parte già prevista, con la costruzione dell’edificio nero della nuova facoltà di Scienze informatiche (2004), simmetrico al corpo rosso, e con la sistemazione del lato nord del corpo centrale (ex Ospedale Civico) ripensato per accogliere la mensa e l’auditorio al piano nobile. La copertura degli investimenti fu garantita dalla Confederazione nella misura di 10 milioni di franchi e dal Canton Ticino per altri 9.6 milioni.

 

Fase quattro (Campus Est)
A possibili sviluppi del campus luganese sulla riva est del fiume Cassarate si accennava già nel primo progetto di Mario Botta Accademia Ticino Architettura (novembre 1993). Prevedendo future necessità immobiliari dell’USI, nel dicembre del 2003 la Fondazione per le Facoltà di Lugano (FFL) acquistò un primo lotto lungo Via La Santa (mappali 2-366-383), seguita dal Cantone che nel 2004 fece suo l’adiacente terreno ex Campari (mappali 1-385, lungo il fiume), pensando ai bisogni di spazio della SUPSI. Una prima convenzione per il campus comune fu firmata nel 2005, quando ancora si pensava di portare a Viganello tre dipartimenti della SUPSI e il Centro Svizzero di Calcolo Scientifico (che nel 2012 sarebbe stato costruito in zona Cornaredo). L’iter sarebbe stato comunque ancora molto lungo, per varie ragioni anche di natura legale, e i successivi sviluppi del sistema accademico ticinese avrebbero reso necessarie ulteriori modifiche al progetto iniziale. Nel frattempo sia l’USI che la SUPSI erano cresciute ben oltre le aspettative: è del febbraio 2010 l’acquisto da parte della FFL, tramite l’acquisizione della società proprietaria (Hagnauer & Cie, Rothrist), di ulteriori lotti della medesima zona (44-46-1102), per 13.4 milioni di franchi di cui 1.4 prestati dall’USI e 12 garantiti da ipoteche bancarie. Il concorso internazionale di architettura, destinato a giovani progettisti, fu proclamato il 5 ottobre 2010 e l’8 luglio 2011 la giuria premiò il progetto “Essentia” di Arbnor Murati e collaboratori. Già nei primi mesi del 2013 però USI e SUPSI rescissero il contratto con l’architetto, reo di non aver saputo apportare al progetto le modifiche richieste dai committenti (con successivi strascichi legali fino al Tribunale federale di Losanna), e optarono per il secondo classificato, il progetto “Zenobia” di Simone Tocchetti e Luca Pessina, poi realizzato entro il 2020 con un investimento complessivo di 265 milioni di franchi (101 la parte relativa all’USI). Il campus ospita dalla primavera del 2021 la Facoltà di Scienze informatiche, con il suo Istituto di Scienze Computazionali (ICS), e la Facoltà di Scienze biomediche dell’USI, l’Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale, affiliato a entrambe le istituzioni, assieme al Dipartimento tecnologie innovative della SUPSI, prima di allora a Manno.