Sostenibilità

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Un’università immaginata all’inizio degli anni Novanta è inevitabilmente figlia del suo tempo: durante l’esteso brainstorming che ha preceduto la fondazione dell’USI (sulla stampa, nei dibattiti pubblici e nelle indagini governative) non sono mancate idee di lungo respiro. Alcune di esse, come l’accento sulla dimensione “europea” del futuro ateneo, caldeggiata da tutte le forze politiche − Lega dei Ticinesi compresa − a pochi mesi dalla caduta del Muro di Berlino, non sono sopravvissute alle circostanze: nella fattispecie la votazione del 6 dicembre 1992 che sancì la non adesione della Svizzera allo Spazio Economico Europeo. Da lì in poi ogni allusione a riferimenti continentali sarebbe stata declinata in una più generica “internazionalità” (indubbiamente una delle carte vincenti dell’USI sin dai primi anni). L’invito a immaginare ricerche e insegnamenti nell’ambito della sostenibilità ambientale è invece entrato stabilmente nel DNA dell’ateneo, che si è mostrato capace di raccogliere spunti provenienti da più parti e ben sedimentati nella cultura locale. Una Università Verde Ticinese, sotto forma di corsi di aggiornamento per docenti aperti al pubblico interessato, era stata attiva sul territorio cantonale sin dagli anni Ottanta, con ospiti anche di prestigio (il geografo italiano Lucio Gambi). A una facoltà che potesse immaginare nuove soluzioni per il crescente problema dello smaltimento dei rifiuti – tema politico molto caldo nel Ticino del dibattito attorno al progetto Thermoselect – aveva pensato inoltre il «Mattino della Domenica» di Giuliano Bignasca e Flavio Maspoli: «corsi sulle comunicazioni e tecnica del riciclaggio degli scarti sono talune facoltà d’una università moderna e originale» (13 gennaio 1991). Forse non per caso, il genetista svizzero Hans Noll, docente di biologia molecolare all’Università delle Hawaii, dalle pagine del «Tages Anzeiger» propose in quei mesi l’istituzione in Ticino di un Centro mondiale per la salvaguardia dell’ambiente (cfr. Wie der Kanton Tessin die Welt retten könnte, 9 ottobre 1991) e a questioni ecologiche sensibilizzavano naturalmente i primi soggiorni universitari presso il Centro di Biologia Alpina di Piora-Cadagno, in collaborazione con gli atenei di Zurigo e Ginevra. 

La nuova figura di architetto immaginata da Mario Botta nel novembre del 1993 (nel progetto Accademia Ticino Architettura) non avrebbe dovuto essere schiava della tecnica, ma in compenso avrebbe dovuto avere una spiccata sensibilità per l’ecologia e per l’impatto ambientale delle sue costruzioni. Date queste premesse, non sorprende l’alto numero di tesi di bachelor, master e dottorato dedicate a questi temi da studenti e richercatori dell’USI, soprattutto presso l’Accademia di architettura e la Facoltà di scienze economiche, così come i mandati di ricerca pubblici e privati conferiti precocemente allo staff del Prof. Massimo Filippini (docente a Lugano sin dal 1997, poi professore all’ETHZ e all’USI) nell’ambito delle politiche energetiche di Cantone e Comuni. La lunga storia di questa sensibilità ecologica troverà completa realizzazione nella Casa della Sostenibilità a cui l’USI pensa dal 2019, con l’apertura di un’antenna ad Airolo.