Italianità

L’identità stessa dell’USI, nonostante la grande spinta all’internazionalizzazione che ne ha contraddistinto lo sviluppo negli ultimi anni (e il conseguente ruolo primario dell’inglese negli scambi accademici), è intimamente legata al suo essere la sola università italofona della Confederazione, nonché l’unica fuori d’Italia. Salvo rare eccezioni (Arnoldo Bettelini) la maggior parte delle rivendicazioni primonovecentesche del Canton Ticino in materia universitaria erano concepite più come diritto che come compito, e miravano a ottenere un ateneo nella propria lingua per ragioni essenzialmente di comodo: evitare in sostanza di dover studiare medicina o diritto in tedesco. A quella visione pragmatica e limitante si è andata aggiungendo, nel dibattito pubblico a ridosso della creazione dell’USI, una nuova consapevolezza, data dalla convinzione che un’identità e una cultura non sarebbero state pienamente realizzate senza un ateneo di riferimento, capace di mettere in dialogo una realtà regionale (nella lingua locale) con ambiti internazionali. Lungi dall’essere soltanto l’università del Ticino, o delle valli italofone del Canton Grigioni, l’USI assolse da subito infatti a un compito nazionale, dando cittadinanza accademica alla terza Svizzera nel suo complesso. Anche su questo punto hanno insistito i politici e gli intellettuali che hanno promosso il progetto nel corso del XX secolo secolo e soprattutto nei primi anni Novanta, un elemento ritenuto non secondario dalle commissioni federali (della Conferenza Universitaria Svizzera e del Consiglio Svizzero della Scienza) che si sono espresse nel 1999 a favore del riconoscimento dell’ateneo. Il ruolo di capofila accademico dell’italianità in Svizzera è stato assunto dall’USI con ancor maggiore convinzione dopo la creazione nel 2007 dell’Istituto di studi italiani e del Master in Lingua, letteratura e civiltà italiana (con Bachelor cinque anni più tardi) e con l’adesione alla Scuola dottorale confederale in Civiltà italiana (2012). «La Svizzera sarà più grande» affermava con lungimiranza Arnoldo Bettelini nel 1926 «quando la Svizzera italiana apporterà nella sua pienezza il contributo della propria civiltà».

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  • Rapporti con il Canton Grigioni

    Il tema dei rapporti tra una futura università ticinese e l’unico altro Cantone svizzero di lingua italiana ha attraversato il dibattito sin dal primo Ottocento, se è vero che nell’ipotizzare un’Accademia cantonale di lettere e diritto Stefano Franscini era convinto che ci si potesse ragionevolmente aspettare «de’ bravi e giovani studiosi dal limitrofo cantone de’ Grigioni dove in più vallate e in uso il nostro linguaggio» (Messaggio del Consiglio di Stato, 16 maggio 1843).

    Ancora all’epoca delle proposte di Arnoldo Bettelini per la fondazione di una «Università della Svizzera italiana» (1926), intesa come prodotto di una realtà culturale e linguistica prima che di un singolo Cantone, gli intellettuali grigionesi più in vista − tra cui Arnoldo Marcelliano Zendralli − si erano detti molto favorevoli a una possibile collaborazione.

    La questione si ripropose durante i lavori preparatori del CUSI nei primi anni Settanta: il medico grigionese Boris Luban-Plozza fu invitato a fare parte della commissione cantonale incaricata di studiare il problema e tra i due Cantoni fu firmato in seguito un accordo di collaborazione, di fatto annullato dalla votazione che affossò il progetto nell’aprile del 1986.

    Memore anche di quelle intenzioni, il celebre discorso del consigliere federale Flavio Cotti a cui si fa risalire una delle scintille che avrebbero portato alla fondazione dell’USI si tenne, non per caso, a Poschiavo, in occasione del convegno di “Pro Raetia” dedicato alla politica linguistica della Confederazione (27 ottobre 1990). Al rilancio dell’idea di un’università di base a sud della Alpi erano infatti strettamente legate, sin dall’inizio, la difesa e la promozione dell’identità svizzero-italiana nei due Cantoni in cui questa si esprimeva ufficialmente. Che il Canton Grigioni dovesse venire associato a un’eventuale iniziativa ticinese – era l’auspicio di Cotti − fu sottolineato anche da una mozione parlamentare del granconsigliere Dario Robbiani (Partito Socialista Unitario) del 5 novembre 1990. La responsabilità cantonale della politica universitaria svizzera ha però fatto sì che il progetto si sviluppasse soprattutto in Ticino, non senza ulteriori tentativi di agganciare in qualche modo anche le autorità grigionesi: una visita ufficiale di una delegazione del Canton Grigioni si tenne nei campus di Lugano e Mendrisio il 2 luglio 1997, a conclusione del primo anno accademico («L’interesse grigionese verso l’USI è stato ribadito e dovrebbe concretizzarsi, più che in contributi o rappresentanze simboliche, in mandati di prestazione», così nel Rapporto annuale 1996-97, p. 19).

    Sul fronte luganese si guardò ai Grigioni invitando Iso Camartin nel primo consiglio della Fondazione per le Facoltà di Lugano, ma la sua presenza fu sporadica e sostanzialmente ininfluente (fu sostituito presto da Dino Balestra, direttore della RSI). Non mancavano docenti di origine retica nelle prime facoltà luganesi dell’USI (ad esempio l’informatico Giorgio Tonella), ma nel complesso la presenza grigionese fu più marcata all’Accademia di Architettura di Mendrisio, grazie anche alle figure di Valentin Bearth (docente dal 2000 e direttore dal 2007 al 2011) e di Peter Zumthor (basilese di nascita ma grigionese d’origine, molto attivo nel territorio cantonale). Alcune collaborazioni sono state instaurate negli anni su progetti specifici, come “MovingAlps” (cofinanziato dal Canton Grigioni) o il “Centro di didattica della lingua e della letteratura italiana” (2018-19, a cui partecipa anche l’Alta scuola pedagogica grigionese), ma i rapporti avrebbero potuto essere, nei primi 25 anni di esistenza dell’ateneo, un po’ più stretti. Non particolarmente significativa, infine, la presenza di studenti grigionesi nei ranghi dell’USI (ma vale in generale per gli studenti d’Oltralpe).

  • Istituto di studi italiani

    Il nuovo Istituto fu presentato ufficialmente alla stampa il 7 marzo 2007, alla presenza del neodirettore Carlo Ossola e dei primi due docenti incaricati, Piero Boitani e Corrado Bologna. La sua creazione era stata promossa sin dal 2004 dal presidente uscente dell’USI Marco Baggiolini e offriva all’inizio un Master in Lingua, letteratura e civiltà italiana. È del 2010 la creazione del primo programma dottorale, in collaborazione con le Università di Berna, Zurigo e Basilea e dal 2012 ha completato la propria offerta con il Bachelor. Dalla sua creazione l’Istituto ha conosciuto una crescita costante, sia per il numero di studenti che per i docenti attivi, ponendosi come una delle principali realtà dell’italianistica in Svizzera (www.isi.usi.ch).