Governance

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Al momento della fondazione dell’USI nei primi anni Novanta la gestione delle università pubbliche cantonali non si discostava di molto da quella delle normali scuole superiori a conduzione statale. A una tale consuetudine amministrativa dovette quindi fare riferimento, per similitudine o per contrasto, il vivace dibattito attorno alla forma legislativa che si sarebbe voluta dare alla nuova università ticinese, declinato secondo le tradizionali categorie di pensiero della riflessione politica: a sinistra si spingeva decisamente per un forte controllo statale, a destra si era più orientati verso le recenti teorie del New Public Management. Testimoni di questo dibattito sono ad esempio la precoce interpellanza del granconsigliere socialista Benito Bernasconi, intitolata non a caso Università al Cantone o a una Fondazione? (21 giugno 1993), e gli interventi a mezzo stampa del parlamentare popolare-democratico, e già direttore del Liceo di Mendrisio, Giorgio Zappa: «Suggerisco di pensare che non sia il Cantone a prendersi l’onere dell’Università, bensì un Ente Promotore in cui il Cantone abbia la parte maggioritaria, e che tuttavia faccia capo ad altre forze interessate, ticinesi, nazionali o estere, pubbliche o private» («Giornale del Popolo», 14 settembre 1992).

Più ancora degli orientamenti di principio, fu la necessità di far convivere le proposte sul tavolo a determinare la posizione del Dipartimento Istruzione e Cultura, retto dal liberale Giuseppe Buffi: «È sicuramente bene che lo Stato non sia il solo promotore né finanziatore di un progetto universitario. Né che il progetto sia uno soltanto. Ciò rischia comunque oggi di essere una condizione politicamente necessaria» (Mauro Dell’Ambrogio, intervento al convegno L’università della comunicazione, Ascona-Lugano, 27-28 maggio 1994); «Non è lo Stato che fa l’Università con gli altri a guardare, magari sghignazzando e fregandosi le mani aspettando la catastrofe. Lo Stato fa la sua parte dando il via a un processo, ma dicendo subito che non lo potrà portare a buon fine da solo» (intervista a Mauro Martinoni, capo del neonato Ufficio cantonale degli studi universitari, pubblicata su «Opinione Liberale» il 20 ottobre 1994). Le istituzioni educative di livello superiore nate in quegli anni in Ticino, dal Centro Studi Bancari di Villa Negroni a Vezia finanziato dall’Associazione Bancaria Ticinese (1989-90) alla Facoltà di Teologia promossa dalla Diocesi di Lugano retta dal vescovo Eugenio Corecco (1992-93), avevano messo in evidenza il possibile ruolo delle iniziative di stampo privatistico. Sin dall’autunno del 1993, in mesi decisivi per il delinearsi del nuovo progetto, il Dipartimento di Buffi aveva scritto alla Consigliera federale Ruth Dreifuss, responsabile della politica universitaria nazionale, in termini non equivocabili: l’università ticinese sarebbe nata come «un ente autonomo di diritto pubblico, finanziato dal cantone, possibilmente affiancato da strutture private» (13 ottobre 1993).

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  • Due progetti, una sola università

    La soluzione venne affinandosi anche grazie alle ambizioni e all’iniziativa della Città di Lugano, la cui proposta era potenzialmente alternativa a quella cantonale. Diversamente da oggi nel 1993 un Comune ticinese non poteva ancora creare enti autonomi di diritto comunale: da qui l’idea di istituire una Fondazione per le Facoltà di Lugano. L’USI invece fu costituita dal Cantone come ente autonomo di diritto cantonale, simile all’Ente Ospedaliero Cantonale. Particolarmente innovativa fu la soluzione di integrare accademicamente nell’USI le Facoltà rette dalla Fondazione istituita dalla Città. Una soluzione ibrida era stata in fondo alla base della fondazione dell’Università di San Gallo, nata alla fine dell’Ottocento dagli sforzi congiunti del Comune (con la Camera di Commercio) e del Cantone. Qualcosa di simile avvenne in Ticino negli anni Novanta. La necessità di fondere in uno i due progetti, quello cantonale e quello comunale, era dettata tra l’altro dalla legge federale che riconosceva esclusivamente ai Cantoni il diritto a ricevere sussidi per una università. L’ente USI e il Dipartimento Istruzione e Cultura sarebbero stati quindi gli unici interlocutori della Confederazione e dei Cantoni membri della Conferenza Universitaria Svizzera per temi quali l’accesso ai finanziamenti federali e intercantonali e la pianificazione pluriennale della politica universitaria, mentre la fondazione luganese (FFL) avrebbe assunto da sola le responsabilità finanziarie e amministrative per le facoltà di Scienze economiche e Scienze della comunicazione, le quali sottostavano però accademicamente al Consiglio dell’USI attraverso un meccanismo concepito da Mauro Dell’Ambrogio nell’inverno del 1993-94 e codificato sia nella legge cantonale che istituì l’USI nell’ottobre del 1995 sia nello statuto della FFL del 14 dicembre dello stesso anno. A ben vedere l’USI, composta inizialmente dalla sola Accademia di Architettura più gli organi e servizi centrali dell’università, era dotata di autonomia giuridica nei confronti del Cantone analogamente a quanto lo era la FFL nei suoi rapporti con il Comune che l’aveva fondata, mentre Cantone e Città si ripartivano il rischio finanziario del progetto.

  • Autonomia e controllo

    Altro tema caldo in sede politica, non disgiunto dal dibattito tra soluzione pubblica e soluzione privata, era quello sull’autonomia gestionale e finanziaria (quella accademica non fu mai veramente messa in discussione) della nuova istituzione universitaria. Il Dipartimento cantonale immaginava ampi margini di manovra per l’ente USI e un ridotto controllo da parte di esecutivo e legislativo: «Rettori e professori non saranno nominati dal Consiglio di Stato. L’unica decisione politica sarà il credito annuale, stanziato dal Parlamento» (così Giuseppe Buffi in un’intervista al «Corriere del Ticino» del 3 maggio 1994). La presenza del Consigliere di Stato nel costituendo Consiglio dell’USI e il vaglio parlamentare sulla concessione dei crediti quadro pluriennali (non in forma di approvazione dei preventivi/consuntivi bensì di verifica dei risultati e degli obiettivi di pianificazione tramite un mandato di prestazione) comunque garantito al Cantone un’informazione diretta e un diritto di ultima parola per quanto riguardava le risorse da esso allocate. I lavori della Commissione speciale scolastica e il successivo dibattito parlamentare dell’ottobre del 1995 accrebbero le competenze del Gran Consiglio, al quale nel testo finale della legge fu garantito un ruolo nell’approvare la nascita o l’integrazione di nuove facoltà. A giustificare queste modifiche fu anche il timore che la già esistente e autonoma Facoltà di Teologia potesse entrare a fare parte dell’USI senza un avallo parlamentare e gravare quindi di costi non preventivati il nuovo ateneo. Sin dai primi anni 2000 si avanzò inoltre, da sinistra, la proposta di istituire una Commissione parlamentare di controllo, realizzata nei fatti anche grazie all’apporto della Lega dei Ticinesi molti anni più tardi (2016). Dopo l’integrazione completa delle Facoltà di Lugano e la costituzione della nuova Facoltà di Scienze informatiche, l’USI conobbe un importante cambiamento di governance negli ultimi anni (2016-17), con l’istituzione di un Rettorato (distinto dalla Presidenza del Consiglio) e di un Senato accademico, portando così la struttura interna ad essere molto più simile a quella delle altre università svizzere, ferma restando l’originale autonomia dall’amministrazione statale.

  • Diritto pubblico, diritto privato

    Ulteriore terreno di scontro politico sulla bozza di legge fu il dibattito attorno alle modalità di utilizzo del diritto pubblico e del diritto privato da parte dell’ente USI, specie nelle relazioni contrattuali con i docenti. Sensibilità sindacali, unite al desiderio di replicare formule consolidate dell’amministrazione cantonale utilizzate negli altri atenei svizzeri – professori come funzionari statali nominati a vita − fecero propendere alcuni, sia a sinistra che a destra, per la prima ipotesi, di cui si era fatto latore il giurista ticinese Marco Borghi, professore ordinario di diritto pubblico all’Università di Friburgo e in seguito docente anche all’USI, secondo il quale un «requisito fondamentale» del nuovo ateneo avrebbe dovuto essere «rispettare le imprescindibili esigenze giuridiche attinenti allo statuto di diritto pubblico [...] dei dipendenti stabili dell’università» (L’università della comunicazione, 27-28 maggio 1994, parere replicato anche davanti alla Commissione speciale scolastica del Gran Consiglio nella primavera del 1995). Il Dipartimento di Giuseppe Buffi, forte dell’affinità di vedute su questo punto con i partner luganesi (Giorgio Giudici, Giorgio Salvadé, Giuliano Bignasca), anche per parità di trattamento tra le diverse facoltà propose invece con convinzione, per i futuri professori dell’USI, la formula del contratto di lavoro stipulato e disdicibile secondo principi contrattuali privati, cosa che avrebbe garantito al nascente ateneo una maggiore flessibilità. Il rapporto con gli studenti, sia per quanta riguardava l’ente USI che per la FFL, era invece regolato come è norma dal diritto pubblico, in ossequio al principio di parità di trattamento di tutti gli iscritti. USI e FFL finivano quindi per agire in un contesto molto simile per numerosi aspetti, non solo per l’autonomia verso i rispettivi enti fondatori, utilizzando strumenti tipici del diritto pubblico o privato, ciò che facilitò la collaborazione fra i diversi organi nei primi anni e la successiva integrazione della FFL nell’USI.

  • Avvio dell'USI

    Dal 1996 al 2002, fino all’integrazione amministrativa delle Facoltà di Lugano (prima di allora affiliate), con il termine “Università della Svizzera italiana” si individuavano contemporaneamente due entità diverse: da un lato l’ateneo, inteso come istituzione formativa e di ricerca di livello superiore, composta da un’Accademia di Architettura e da due facoltà di Scienze economiche e Scienze della comunicazione; e dall’altro l’ente USI, persona giuridica di diritto cantonale dalla quale dipendeva amministrativamente la sola Accademia (oltre ai servizi centrali). Le due facoltà luganesi dipendevano invece dalla Fondazione per le facoltà di Lugano (FFL). L’USI intesa come università era gestita dal Consiglio del’USI, presieduto dal Consigliere di Stato Giuseppe Buffi negli ultimi mesi del 1996 e da Marco Baggolini dal 1997 al 2006. Una segreteria generale, diretta dapprima da Mauro Dell’Ambrogio (1996-99), poi da Albino Zgraggen, garantiva il coordinamento delle attività nei due campus, dove operavano i due direttori amministrativi (Mauro Dell’Ambrogio nei primi anni e poi Michele Morisoli a Mendrisio e Albino Zgraggen a Lugano). Il costante dialogo strategico tra il Consiglio dell’USI e il Consiglio della FFL, presieduto dall’ex Consigliere di Stato Renzo Respini, era favorito dalla duplice presenza del Consigliere di Stato Giuseppe Buffi in entrambi i consessi decisionali e dall’intesa tra Dell’Ambrogio e Zgraggen che fungevano da responsabili operativi delle due organizzazioni. Dal punto di vista strettamente accademico (piani di studio, scelta dei docenti, ecc.) nella fase iniziale giocarono un ruolo decisivo anche il Consiglio scientifico dell’Accademia di architettura e il Comitato ordinatore delle Facoltà di Lugano, dai quali la responabilità passò gradualmente al Consiglio dell’Accademia (retta da un Direttore) e ai Consigli di Facoltà (rette da Decani), come previsto dagli statuti.

     

     
    OGGETTO ENTE USI FONDAZIONE FACOLTÀ DI LUGANO
    sede Lugano e Mendrisio Lugano
    referente politico Cantone Ticino Comune di Lugano
    facoltà Architettura Economia e Comunicazione
    coordinamento accademico Consiglio dell'USI (costituente)  
    coordinamento amministrativo Consiglio dell'USI Consiglio di Fondazione
    responsabilità scientifica Comitato scientifico Comitato Ordinatore
      (poi Consiglio dell'Accademia) (poi Consigli di Facoltà)
    amministrazione Segreteria generale  
      direzione amministrativa Mendrisio direzione amministrativa Lugano

     

  • Flussi finanziari

    Innovativa nel contesto nazionale fu la norma di legge che obbligava il Cantone a versare all’USI il contributo pro capite per gli studenti ticinesi, compresi quelli delle facoltà affiliate, secondo i criteri dell’accordo intercantonale che obbligava i cantoni d’origine a pagare per i loro studenti in università di altri Cantoni. Questo permetteva non solo di rendere manifesto quanto il Cantone “risparmiava” per il fatto che questi studenti non studiassero altrove, ma anche di non far dipendere almeno una parte del contributo dalle contingenze finanziarie del Cantone. I flussi finanziari rispecchiavano per il resto la struttura gestionale concepita da Dell’Ambrogio. Fermo restanto che l’ente USI era l’unico interlocutore riconosciuto per l’erogazione dei contributi previsti dalle leggi federali e dall’accordo intercantonale, anche la parte spettante alla FFL per gli investimenti immobiliari (con percentuali variabili) e la gestione corrente delle facoltà (calcolata sul numero degli iscritti) veniva erogata inizialmente al Cantone, e da questi passava all’ente USI e soltanto in ultima battuta era riversata alla FFL. Destino simile avevano i finanziamenti per la ricerca competitiva, erogati soprattutto dal Fondo Nazionale Svizzero direttamente all’USI, nel caso si trattasse di ricerche dirette da collaboratori delle facoltà luganesi. Un contributo pluriennale proposto dal Consiglio di Stato e ratificato dal Gran Consiglio si aggiungeva ai pro capite per gli studenti ticinesi; non però per la FFL, che dal Cantone ha ricevuto direttamente 1 milione di franchi una tantum al momento della sua costituzione. La FFL dipendeva invece finanziariamente dal Comune di Lugano: oltre ai 9 milioni di franchi iniziali (capitale proprio della FFL) attraverso contributi annuali di alcune centinaia di migliaia di franchi, cresciuti lievemente nel tempo. Dal 1 gennaio 2003, quando l’USI integrò anche le facoltà luganesi e la FFL non fu più di fatto la finanziatrice e amministratrice di Scienze economiche e Scienze della comunicazione, i flussi finanziari si semplificarono non poco. Se ne crearono però altri, dall’USI alla FFL, per l’affitto di alcuni stabili e per i continui sviluppi del campus luganese. Per la sistemazione logistica dell’Accademia l’USI dovette stipulare invece accordi con il Comune di Mendrisio (proprietario di Villa Argentina e del circostante parco) e con l’Ente Ospedaliero Cantonale (proprietario del Palazzo Turconi), per conseguire diritti di superficie gratuiti. Mendrisio partecipò pure in misura importante a pagare il riattamento del Palazzo Turconi, con uno sforzo finanziario complessivo almeno pari a quello fatto da Lugano, pur senza partecipare alla gestione dell’Accademia.

  • Organi gestionali

    > Consiglio dell’USI / La legge che istituì l’USI nell’ottobre del 1995 prevedeva la creazione di un organo superiore, nominato dal Consiglio di Stato e ispirato al Consiglio delle Scuole politecniche federali, con il compito di adottare statuti e regolamenti, ripartire le risorse tra le facoltà proprie (all’epoca la sola Accademia di Architettura), gestire i contratti di impiego e, più in generale, pianificare uno sviluppo armonioso e sostenibile dell’ateneo, comunicandone gli esiti al Consiglio di Stato sotto forma di rapporto annuale. Il Consiglio fu istituito il 16 marzo 1996 ed era composto da Giuseppe Buffi (Consigliere di Stato, amministratore delegato dell’USI), Marco Baggiolini (Università di Berna), Hans Bühlmann (già Rettore del Politecnico federale di Zurigo), Roberto Schmid (Rettore dell’Università di Pavia), Maria Luisa Schubauer-Leoni (docente di pedagogia all’Università di Ginevra), Mauro Dell’Ambrogio (segretario generale dell’USI). Durante la seduta del 29 novembre 1996 si dotò di un presidente, nella persona di Marco Baggiolini, e nell’aprile del 1997 accolse i primi decani di facoltà: Aurelio Galfetti per l’Accademia di Architettura, Pietro Balestra per Scienze economiche ed Eddo Rigotti per Scienze della Comunicazione. Con l’integrazione delle facoltà luganesi nell’ente USI e l’istituzione di un contratto di prestazione con il Cantone, a partire dal 2003 il Consiglio – non più «costituente» − entrò in una nuova fase, che restò sostanzialmente invariata fino al radicale cambiamento di governance intervenuto a partire dal 2016, con la separazione in due organi: uno strategico (Consiglio dell’USI) e uno accademico (Rettorato).

    > avvicendamenti / Nei primi 25 anni della sua storia numerosi sono stati gli avvicendamenti nel Consiglio dell’USI, dati anche dal susseguirsi di diversi politici nei ruoli di riferimento sul piano cantonale. In ordine cronologico di iscrizione: Giuseppe Buffi (Consigliere di Stato, membro del Consiglio dal 1996 al 2000), Marco Baggiolini (primo presidente, dal 1996 al 2006), Hans Bühlmann (già Rettore del Politecnico federale di Zurigo, dal 1996 al 2004), Roberto Schmid (Rettore dell’Università di Pavia, dal 1996 al 2008), Maria Luisa Schubauer-Leoni (docente di all’Università di Ginevra), Mauro Dell’Ambrogio (primo segretario generale dell’USI e direttore amministrativo dell’Accademia, dal 1996 al 1999), Albino Zgraggen (secondo segretario generale, dal 1999 al 2019), Michele Morisoli (secondo direttore amministrativo dell’Accademia, dal 1999 al 2005), Renzo Respini (presidente della FFL, dal 2000 al 2008), Gabriele Gendotti (Consigliere di Stato, dal 2001 al 2013), Konrad Osterwalder (Rettore del Politecnico di Zurigo, dal 2001 al 2008), Enrico Decleva (Rettore dell’Università Statale di Milano, dal 2003 al 2013), Anne-Nelly Perret-Clemont (Università di Neuchâtel, dal 2003 al 2016), Piero Martinoli (secondo presidente dell’USI, dal 2004 al 2016), Antoine Turner (terzo direttore amministrativo dell’Accademia, dal 2005), Jean-Marc Rapp (già Rettore dell’Università di Losanna e membro del Consiglio svizzero di accreditamento, dal 2006 al 2018), Giorgio Margaritondo (Politecnico federale di Losanna, dal 2008), Alfredo Gysi (presidente della FFL, dal 2008), Antonio Loprieno (Rettore dell’Università di Basilea, dal 2008), Christoph Riedweg (direttore dell’Istituto svizzero di Roma, dal 2008), Alberto Cotti (presidente della SUPSI, dal 2010 al 2016), Manuele Bertoli (Consigliere di Stato, dal 2013), Marina Cattaruzza (professore emerito dell’Università di Berna, dal 2013 al 2019), Davide Bassi (già Rettore dell’Università di Trento, dal 2013), Alberto Petruzzella (presidente della SUPSI, dal 2016), Boas Erez (Rettore dell’USI, dal 2016), Monica Duca Widmer (presidente del Consiglio, dal 2017), Cristina Largader (direttrice amministrativa dell’USI, dal 2018), Antonio Togni (Vice-Rettore del Politecnico federale di Zurigo, dal 2018), Lorenzo Cantoni (Prorettore dell’USI, dal 2019), Maria Chiara Tallacchini (Università Cattolica, dal 2019), Giovanni Zavaritt (segretario generale dell’USI, dal 2020).

    > Rettorato / Della necessità della figura di un Rettore unico per l’USI dei primi anni, quando ancora l’università era suddivisa in una facoltà propria (l’Accademia di Architettura) e due facoltà affiliate (Scienze economiche e Scienze della comunicazione) create dal Comune di Lugano, si è dibattuto in Gran Consiglio al momento dell’istituzione della legge il 2-3 ottobre 1995. In quell’occasione la maggioranza del parlamento, sostenuta dalle amministrazioni comunali e cantonali, optò invece per la figura del Presidente-Rettore, ritenuta più adatta a un ateneo in rapida crescita. Soltanto al termine del mandato di Piero Martinoli (2006-16) si iniziò a ripensare la governance dell’USI e quindi a una nuova figura di Rettore. Dopo la nomina di Boas Erez (2016) nella riunione del 2 dicembre 2016 il Consiglio dell’USI ha eletto all’unanimità la nuova presidente Monica Duca Widmer, ufficializzato così la separazione di ruoli e competenze tra il principale organo strategico dell’USI e il principale organo accademico. Accanto al Rettore sono inoltre state create le nuove figure dei Prorettori: Daniela Mondini (2016-20) e Michele Lanza (2016-20) in occasione della prima tornata, cui hanno fatto seguito Patrick Gagliardini (dal 2018), Lorenzo Cantoni (dal 2018), Cesare Alippi (dal 2020), Luca Maria Gambardella (dal 2020) e Sonja Hildebrand (dal 2020). Queste novità, che hanno avuto importanti ripercussioni nella governance dell’USI degli anni successivi, sono state presentate alla stampa il 12 dicembre 2016.

    > Consiglio della Fondazione per le Facoltà di Lugano / L’organo di gestione proposto dal Municipio di Lugano per le sue facoltà, affiliate all’USI sin dalle origini ma integrate soltanto nel gennaio del 2003, fu una fondazione di diritto pubblico votata dal Consiglio Comunale il 27 marzo 1995 e costituita ufficialmente nel luglio del 1996. Membri del primo consiglio della FFL, cui si devono i lavori preparatori e la gestione amministrativa delle due facoltà (in stretta collaborazione con il Consiglio costituente dell’USI), furono l’avvocato ed ex Consigliere di Stato Renzo Respini nelle vesti di presidente, il Consigliere di Stato e direttore del Dipartimento Istruzione e Cultura Giuseppe Buffi (amministratore delegato dell’USI fino a gennaio 1997), il Sindaco di Lugano Giorgio Giudici, il Municipale e Capodicastero Istruzione e Cultura Giorgio Salvadè, l’avv. Giorgio Ghiringhelli (in rappresentanza dell’Associazione Bancaria Ticinese), il banchiere Fulcieri Kistler, l’avv. Giancarlo Olgiati, il prof. Roberto Ruozi (Università Bocconi) e l’intellettuale grigionese Iso Camartin, presto sostituito dal direttore della Radiotelevisione della Svizzera italiana Dino Balestra. Il primo Consiglio della FFL rispettava in gran parte le quote politiche del Municipio di Lugano a maggioranza liberale, con un occhio di riguardo anche per la componente cattolica (e leghista) che aveva favorito sin dall’inizio l’ideazione del progetto; assenti invece i socialisti che pure avevano spinto molto nei primi anni Novanta, a mezzo stampa, per la creazione di una facoltà di Scienze della comunicazione. Tra il 1996 e il 2002 il Consiglio della FFL ebbe il compito di gestire amministrativamente le facoltà luganesi, reperire finanziamenti (come quello che permesse la creazione dell’Istituto di Studi Mediterranei) e promuovere lo sviluppo del campus (anche grazie alla Donazione Daccò). Dopo l’integrazione del 2003 gli scopi della Fondazione si riorientarono maggiormente verso la gestione immobiliare (per lo sviluppo del Campus Ovest) e sul favorimento della ricerca attraverso borse di studio e la creazione del Centro Promozione StartUp.

    > avvicendamenti / Nominato dal Municipio di Lugano, il Consiglio della FFL ne ha in sostanza rispecchiato gli equilibri anche negli anni successivi. In rappresentanza del Comune ne hanno fatto parte, dopo Giorgio Giudici e Giorgio Salvadè, i Municipali Giuliano Bignasca (2005-13), Giovanna Masoni Brenni (2013-17), Marco Borradori (dal 2013), Roberto Badaracco (dal 2016) e Cristina Zanini Barzaghi (dal 2019). La rappresentanza cantonale è sempre stata garantita invece dal Consigliere di Stato in carica, direttore del Dipartimento dell’educazione: Giuseppe Buffi (1996-2000), Gabriele Gendotti (2000-13) e Manuele Bertoli (dal 2013). Una regola non scritta ha voluto inoltre che vi fosse sempre un delegato dell’Università Bocconi, in genere il Rettore: dopo Gino Ruozi (1996-2001) fu la volta di Carlo Secchi (2001-05), Angelo Provasoli (2005-07), Fulvio Ortu (2007-13), Andrea Sironi (2013-17) e Gianmario Verona (dal 2018). Altri membri, di varia estrazione politica, furono Elio Colombi (2008-14), Gerardo Rigozzi (2008-14), Aurelio Sargenti (2008-2014), Michele Moor (2009-14), Bernhard Keller (2013-18), Mattia Malacalza (2013-18) e Henry Peter (dal 2013). L’unica persona a sedere ininterrottamente nel Consiglio della FFL dal 1996 a oggi è l’ex Sindaco di Lugano Giorgio Giudici.

  • Organi accademici

    > Consiglio scientifico (Mendrisio) / A seguito dell’istituzione delle legge cantonale sull’università nell’ottobre del 1995, già nel corso del mese di novembre il Dipartimento di Giuseppe Buffi incaricò Mario Botta di creare un Consiglio scientifico con il compito di stabilire nel dettaglio i piani di studio dell’Accademia di architettura e proporre i primi professori. A farne parte furono chiamati Santiago Calatrava, William J. C. Curtis, Pierluigi Nicolin, Werner Oechslin e Roland Schweitzer, oltre naturalmente allo stesso Botta; in un secondo tempo, a seguito della mancata disponibilità di Calatrava, si sarebbe aggiunto Juan Navarro Baldeweg, mentre Riccardo Blumer fungeva da segretario e verbalista. Il Consiglio si riunì la prima volta il 2 dicembre 1995 e in quell’occasione nominò Aurelio Galfetti direttore dell’Accademia (furono valutati anche i nomi di Tita Carloni, Luigi Snozzi e Livio Vacchini), si chinò sulle questioni organizzative e logistiche e ipotizzò un ciclo di conferenze per accompagnare i mesi che ancora mancavano all’inaugurazione dell’USI. A partire dalla seconda seduta, il 3-4 febbraio 1996, iniziò ad entrare nel dettaglio dei singoli dipartimenti ed insegnamenti. A partire dall’anno accademico 1997-98 il Consiglio scientifico, nel quale Botta ebbe sempre un ruolo decisivo dato dal suo prestigio unanimemente riconosciuto, fu trasformato in un Comitato di direzione (equivalente a un consiglio di facoltà) composto da Galfetti, Carlo Bertelli (responsabile del Dipartimento di Storia e Cultura), Mario Botta (responsabile del Dipartimento di Progettazione), Alfredo Pini (responsabile del Dipartimento di Scienza e Tecnica), Werner Oechslin e Pierluigi Nicolin (consulenti esterni nominati dal Consiglio dell’USI) e Michele Morisoli (direttore amministrativo dell’Accademia).

    > Comitato ordinatore (Lugano) / Prima della creazione della Fondazione per le Facoltà di Lugano dell’USI (luglio 1996) era il Municipio di Lugano, con aiuti esterni, a tenere le redini del progetto che avrebbe portato all’istituzione delle due facoltà di Scienze economiche e Scienze della comunicazione. Inizialmente, a partire dalla tarda primavera del 1992, la responsabilità fu del Municipale della Lega dei Ticinesi, il medico e Capodicastero Istruzione Giorgio Salvadè, aiutato ufficiosamente dal giornalista Claudio Mésoniat e dal docente di scuola superiore Maurizio Balestra (tutti di area cattolica). Nel corso dell’inverno 1992-93 si unirono a loro i primi accademici: il ticinese Mauro Baranzini, docente di economia politica a Verona, e gli italiani Lanfranco Senn (Bocconi) e Sergio Cigada (Preside della Facoltà di lingue presso l’Università Cattolica di Milano). Questi ultimi, due economisti e un linguista, furono nominati ufficialmente dal Municipio di Lugano il 28 ottobre 1993 con l’incarico di allestire un progetto dettagliato per le due facoltà, consegnato il 30 marzo 1994. Con l’ingresso ufficiale di due nuovi membri il 7 luglio 1994, il ticinese Remigio Ratti (direttore dell’Istituto di Ricerche Economiche e docente all’Università di Friburgo) e l’italiano Luigi Dadda (pioniere dell’ingegneria informatica, già rettore del Politecnico di Milano), la commissione divenne a tutti gli effetti il Comitato ordinatore per le Facoltà di Lugano, con l’incarico di trasformare in realtà il progetto approvato dal Municipio. Nel novembre del 1995 il Comitato individuò due potenziali esecutori scientifici in Mauro Wolf (per Scienze della comunicazione) e Massimo Filippini (Scienze economiche). Il secondo declinò l’invito per ragioni professionali e fu sostituito da Rico Maggi, mentre il percorso luganese di Mauro Wolf si interruppe bruscamente il 14 luglio 1996 a causa della sua prematura scomparsa (fu sostituito in quella funzione da Eddo Rigotti). Nel corso del 1996 il Comitato ordinatore propose alla Città di Lugano un primo gruppo di 14 docenti incaricati, accettato dal Municipio il 7 marzo 1996, e un secondo gruppo di 17 nomi ufficializzato il 17 giugno. Il comitato, che giocò un ruolo decisivo nel delineare l’identità delle facoltà luganesi dell’USI dei primi anni, si sciolse poco prima dei tre anni previsti nell’aprile del 1997, con la nomina dei primi decani: Pietro Balestra per Scienze economiche ed Eddo Rigotti per Scienze della Comunicazione.