Giuseppe Buffi

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Giornalista e docente, tra i principali protagonisti della fondazione dell’USI, Giuseppe Buffi (1938-2000) entrò in Consiglio di Stato nel maggio del 1986 in seguito alle dimissioni di Carlo Speziali, che aveva da poco incassato in votazione popolare la pesantissima sconfitta del progetto CUSI (Centro universitario della Svizzera italiana). Le premesse per tornare ad affrontare il tema accademico erano quindi debolissime. Nonostante questo, Buffi seppe tenere viva una politica universitaria di collaborazioni su scala nazionale, soprattutto con il Politecnico federale di Zurigo, e al momento buono convinse i colleghi del Consiglio di Stato (estate 1993) a optare per il progetto di Mario Botta. Si affiancò di collaboratori efficienti (Mauro Dell’Ambrogio, Mauro Martinoni, Marina Fraccaroli) e da statista navigato cercò il dialogo con tutte le parti politiche, sia cantonali che federali, e soprattutto con il Municipio di Lugano (Giorgio Giudici, Giorgio Salvadè), per favorire in ogni modo il buon esito dell’operazione. Il suo discorso davanti al Gran Consiglio il 2 ottobre 1995, all’apertura della seduta che varò la nuova legge universitaria, e quello tenuto alla cerimonia di inaugurazione del primo anno accademico riassumono perfettamente il suo pensiero, intriso di pragmatismo e di speranza: «prendono avvio oggi i corsi dell’Università della Svizzera italiana. È il primo passo di un lungo cammino. Sarà un cammino difficile, non privo di insidie, che dovrebbe portarci a un Ticino migliore, più consapevole. Il passo è quello circospetto della prudenza, ma anche quello lieve dell’ottimismo. Dobbiamo, noi ticinesi, essere ottimisti. Senza ottimismo, senza il gusto della vita, non si va lontano. Anzi, non si va da nessuna parte, si resta sul posto in un mondo che cambia. Essere ottimisti significa voler bene alla propria terra, alla propria gente, significa voler bene a se stessi. Significa credere nelle proprie capacità» (21 ottobre 1996). Presiedette il Consiglio dell’USI, nelle vesti di amministratore delegato, fino alla nomina di Marco Baggiolini nel febbraio del 1997 e rappresentò l’ateneo nelle riunioni della Conferenza Universitaria Svizzera fino alla prematura morte, avvenuta in Italia nell’estate del 2000. Quale segno di riconoscenza, la Città di Lugano gli ha dedicato il viale che scorre davanti all’edificio principale dell’USI.