Comunicazione

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Al momento di rilanciare il dibattito pubblico sull’università in Ticino, dalle colonne di «Libera Stampa» il 30 maggio 1990 il Consigliere di Stato socialista Rossano Bervini si fece latore di una proposta che, assieme ad architettura, prevedeva «una facoltà legata alle scienze dell’informazione», un settore all’epoca in piena espansione che avrebbe potuto trarre vantaggio dalla vicinanza degli atenei milanesi, dall’insediamento in Ticino del Centro Svizzero di Calcolo Scientifico e dalla presenza dell’IDSIA, nonché da «un mondo bancario particolarmente attento a cogliere l’innovazione e pronto a sfruttare le ricadute di una ricerca ad alto livello». In quella che sarebbe diventata la prima puntata di una serie di dossier tematici curati dai linguisti Alessio Petralli e Stefano Vassere sotto il cappello politico del gruppo socialista “Nuova Critica”, Bervini immaginava una facoltà divisa in due grandi aree, «da una parte la ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale» e dall’altra un indirizzo più umanistico che ponesse l’accento «sulle discipline che riguardano la comunicazione (semiotica, linguistica, ma anche marketing, management, ecc.)». In questo secondo indirizzo avrebbero potuto rientrare, secondo Bervini, ambiti di interesse normalmente afferenti a una facoltà più tradizionale di lettere e filosofia.

La proposta si affinò alcuni mesi più tardi (31 ottobre), in occasione del secondo dossier di «Libera Stampa», per la firma di Mauro Wolf che esplicitamente richiedeva, sin dal titolo, Una facoltà di discipline della comunicazione: «una realtà universitaria che presenti caratteri innovativi così da divenire un interessante polo di riferimento per la realtà svizzera, senza però essere un “corpo estraneo” per la realtà ticinese [...] costituirebbe un polo di riferimento assai significativo anche per l’area delle vicine regioni italiane che a livello universitario non presentano istituzioni analoghe (con la parziale eccezione dell’Università Cattolica di Milano)». Wolf metteva in evidenza le peculiarità del contesto regionale e la ricchezza di voci che il Ticino presentava «nel campo dei media [...] in rapporto all’esiguità della popolazione» (oltre a radio e televisione, nel 1990 erano ancora attivi sei quotidiani e il trisettimanale «L’eco di Locarno»). Il progetto di Wolf prevedeva una laurea in quattro anni, suddivisa in un biennio di base (con insegnamenti di sociologia, economia, diritto, tecnologia e scrittura) seguito da un biennio specialistico con indirizzi in giornalismo, comunicazione istituzionale (culturale e sociale) e comunicazione d’impresa. Prevedeva inoltre, nel corso degli ultimi semestri, uno stage professionale che sfruttasse le potenzialità del contesto ticinese. Si auspicava infine un meccanismo di regolazione degli iscritti che tenesse in considerazione le esigenze del mondo del lavoro.

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  • Le iniziative di "Nuova Critica"

    L’ipotesi di una facoltà di Scienze della comunicazione fu in quegli anni un vero cavallo di battaglia di Petralli e Vassere, che, dopo aver contribuito a lanciare l’idea nel 1990 per il tramite di Rossano Bervini e Mauro Wolf, continuarono a riproporla in occasione di conferenze e convegni. Una prima pubblicazione, Una vera università nella Svizzera italiana, con tutti i contributi usciti nel frattempo su «Libera Stampa», fu presentata alla Biblioteca cantonale di Lugano il 28 maggio 1993 (in quell’occasione si parlò per la prima volta pubblicamente anche del progetto di Mario Botta per un’Accademia cantonale di architettura). L’anno successivo, il 27-28 maggio 1994, si tenne al Monte Verità di Ascona e di nuovo alla Biblioteca cantonale di Lugano il convegno L’università della comunicazione. Forme e contenuti per una nuova università, durante il quale Sergio Cigada presentò il progetto di facoltà a cui aveva iniziato a lavorare per la Città di Lugano sin dall’autunno precedente. Gli atti del convegno furono pubblicati a ottobre e presentati il 5 novembre 1994 durante una tavola rotonda da cui sarebbe nata una terza pubblicazione, «Oxford con il lago». Università e comunicazione a Lugano (novembre 1995), il cui titolo fu suggerito da una felice intuizione di Umberto Eco. Grande era infatti in quei mesi l’attenzione degli addetti ai lavori (da Eco a Furio Colombo, da Roberto Vacca a Gianni degli Antoni) per il nuovo progetto di facoltà luganese, che sarebbe andato ad aggiungersi a corsi di laurea assai simili già al vaglio in alcuni atenei italiani come Bologna, Siena, Salerno, Roma e Torino.

  • Il progetto Mésoniat-Balestra (1992-93)

    Nei primi, molto generici progetti universitari promossi sul «Mattino della Domenica» da Giuliano Bignasca e Flavio Maspoli (autunno 1990) si ipotizzavano una facoltà di economia e una di diritto. Soltanto nel novembre del 1991 iniziò a comparire l’idea di un «insegnamento plurilinguistico (italiano, tedesco, russo, inglese e arabo)» entro una facoltà di lettere che comprendesse anche «la tecnica e la scienza delle comunicazioni». A partire da quel momento la Lega dei Ticinesi si appropriò di fatto dell’idea di Petralli e Vassere e, attraverso alcune fasi, grazie alla convinzione e al sostegno della Città di Lugano, fu in grado di portarla a realizzazione. Di un’«area di studi linguistici e di scienze della comunicazione» parlava anche un secondo progetto, di Roberto Laffranchini e Maurizio Balestra pubblicato senza l’autorizzazione degli autori (docenti di scuola superiore) sul «Mattino della Domenica» nel gennaio del 1992. Dopo l’entrata in Municipio della Lega, con Giorgio Salvadè e Marco Borradori, nell’aprile del 1992 si rimise mano al dossier universitario proprio a partire dall’idea di una nuova facoltà di Scienze della comunicazione: vi lavorarono per alcuni mesi, su incaricò di Salvadè, lo stesso Balestra e Claudio Mésoniat (giornalista RSI), che presentarono una bozza al Sindaco Giorgio Giudici nell’aprile 1993 (comprensiva anche di una facoltà di economia). Il progetto Mésoniat-Balestra riprendeva in parte le ipotesi di Mauro Wolf − un biennio di base seguito da un biennio di indirizzo − ma spingeva maggiormente sulle conoscenze linguistiche, sostituendo lo stage in azienda (facoltativo) con un semestre obbligatorio in un’università diversa da quella luganese.

  • Il Comitato ordinatore (1993-95)

    Nell’autunno del 1993 il Municipio di Lugano diede ufficialmente incarico a Mauro Baranzini (docente di economia politica all’Università di Verona e presso il Centro Studi Bancari di Vezia), Sergio Cigada (docente di letteratura francese all’Università Cattolica di Milano) e Lanfranco Senn (docente di economia regionale all’Università Bocconi), di stendere un progetto di dettaglio per due facoltà comunali di Scienze economiche e Scienze della comunicazione. La commissione lavorò intensamente nell’inverno 1993-94, raccogliendo l’eredità del progetto Mésoniat-Balestra senza snaturarne le intuizioni, soprattutto per quanto riguardava la parte relativa alla facoltà di Scienze della comunicazione, curata nello specifico da Sergio Cigada. Pur continuando a ritenere cruciale un’ampia competenza linguistica per i futuri professionisti della comunicazione, il nuovo progetto consegnato il 30 marzo 1994 ne ridimensionava in parte l’offerta (togliendo ad esempio il russo) e aumentava di pari passo il peso della sociologia e delle competenze economico-aziendali, anche per una migliore sinergia con l’altra facoltà luganese allora allo studio. Dalla bozza Mésoniat-Balestra si mutuavano invece senza modifiche la divisione in biennio di base e biennio di indirizzo, nonché le due specializzazioni in comunicazione massmediale e comunicazione d’impresa. Pur essendo stata concepita da docenti attivi in università italiane, la facoltà si ispirava in realtà al modello svizzero, che prevedeva tra l’altro la presenza di tutors e di esami a blocco per evitare il fenomeno (tipicamente italiano) degli studenti fuori corso. Per dare ulteriore slancio al progetto, nel luglio del 1994 il Municipio di Lugano trasformò la commissione Baranzini-Cigada-Senn in un vero e proprio Comitato ordinatore con l’aggiunta dei nomi di Remigio Ratti (docente di economia regionale all’Università di Friburgo e direttore dell’IRE) e di Luigi Dadda, accademico di fama internazionale nel ramo delle scienze informatiche a cui fu chiesto di sviluppare un terzo indirizzo, tecnologico, in seno alla costituenda facoltà di Scienze della comunicazione.

  • Una corsa a ostacoli

    Superato il principale ostacolo legislativo sul piano cantonale, con la votazione in Gran Consiglio del 3 ottobre 1995, l’USI sembrava avviata senza problemi verso il suo primo anno accademico, non senza trovarsi confrontata, il 14 luglio 1996, alla tragedia improvvisa della morte di Mauro Wolf, a cui il consiglio della Fondazione per le Facoltà di Lugano (FFL) aveva chiesto di assumere il ruolo di esecutore scientifico della Facoltà di Scienze della comunicazione. Al suo posto fu chiamato Eddo Rigotti, mentre gli insegnamenti di sociologia della comunicazione che avrebbero dovuto essere coperti da Wolf furono invece affidati, per decisione della FFL, allo zurighese Ulrich Saxer e al suo assistente Gaetano Romano. Nonostante sia stata, di fatto, il nucleo fondante dell’università luganese, la facoltà di Scienze della comunicazione fu quella che incontrò i maggiori ostacoli in fase di progettazione, sia a livello comunale che cantonale, e rischiò in un paio di casi, specie nell’inverno 1993-94, di venire accantonata. Soltanto la ferma volontà di alcuni ambienti (l’area cattolica all’interno della Lega dei Ticinesi) e la possibilità di difendere attraverso di essa la minoranza linguistica italofona, come chiedeva la Conferenza Universitaria Svizzera, ne garantì la sopravvivenza in sede politica. Il Municipio di Lugano approvò il progetto di facoltà il 13 dicembre 1994 e lo sottopose al Consiglio Comunale che, sentito il preavviso favorevole di una commissione speciale (10 marzo), lo accettò senza modifiche in brevissimo tempo il 27 marzo 1995.

     

  • Primi docenti

    Come per la facoltà sorella di Scienze economiche, i primi docenti di Comunicazione furono cooptati per chiamata su suggerimento del Comitato ordinatore a partire dalla primavera del 1996 e assunti formalmente dalla FFL. Soltanto in una fase successiva, con l’avvio ufficiale dell’USI, iniziarono le regolari procedure di concorso. Durante il primo biennio tennero corsi tra gli altri Maria del Carmen Bobes-Naves (Semiotica), Bertil Cottier (diritto della comunicazione), Maurizio Decina e Riccardo Melen (sistemi e tecnologie), Raul Merzario (storia economica), Cesare Mozzarelli (civiltà e cultura dei paesi occidentali), Paolo Paolini (nuovi media), Giuseppe Richeri (storia sociale della comunicazione), Francesca Rigotti (dottrine e istituzioni politiche), Ulrich Saxer (sociologia della comunicazione), Sorin Stati (teoria dell’argomentazione) e Boris Uspenskij (semiotica), oltre naturalmente all’esecutore scientifico della Facoltà e ad alcuni membri del Comitato ordinatore (Rigotti, Cigada, Dadda).